Sessantesima nel mondo, terz’ultima in Europa, questa è la posizione assunta dall’Italia nel ranking mondiale 2016 dei 176 Paesi analizzati da Trasparency international rispetto all’Indice di percezione della corruzione (IPC) nel settore pubblico e politico
a cura di Paolo Canaparo
Rispetto all’anno scorso l’Italia ha guadagnato un solo gradino, salendo dal 61° al 60° posto. Il voto assegnato al nostro Paese è di 47 punti su 100, con un miglioramento di soli 3 punti e comunque con un punteggio che permane sotto quota 50 su una scala che va da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto). L’anno scorso le posizioni risalite erano state otto. Quello che colpisce è che tra i Paesi europei l’Italia continua ad essere fanalino di coda: sotto figurano soltanto Grecia e Bulgaria, mentre occupano posizioni migliori Ungheria e Romania (57° posto). Nel mondo l’Italia è supera anche da Paesi come Namibia (53° posto), Ruanda (50°) e Botswana (35°). E abbiamo solo 7 punti in più della Cina (che si trova al 79° posto)
Le prospettive per l’Italia
Si tratta – è vero – di una graduatoria mondiale che fa riferimento al tasso di corruzione «percepita» da uomini d’affari e esperti internazionali, niente a che vedere, dunque, con un dato reale e misurabile della diffusione del metodo «mazzette e favori» o del prezzo pagato a causa delle prassi corruttive, ma sono evidenti le difficoltà dell’Italia a risalire posizioni, tenuto conto, peraltro, che in materia di anticorruzione, nel 2012, è stata emanata la prima legge organica (L. 6 novembre 2012, n. 190), attuata con diversi decreti legislativi e oggetto di numerose modifiche, specie nel periodo 2014 – 2016 ed in particolare, di recente, con il decreto legislativo 25 maggio 2016, n. 97.
La legge individua un nuovo assetto organizzativo delle politiche di contrasto alla corruzione. A livello nazionale, istituisce l’Autorità Nazionale anticorruzione – A.N.AC., responsabile della strategia globale, con il compito di collaborare con le pubbliche amministrazioni centrali e locali nelle azioni di prevenzione del fenomeno, e, a livello locale, la figura del Responsabile della prevenzione e per la trasparenza (R.P.C.T.), con il compito di elaborare un piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza rispettoso degli indirizzi del Piano Nazionale Anticorruzione approvato dall’ANAC, di vigilare sulla sua attuazione e di relazionare annualmente sui risultati conseguiti.
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