L. Oliveri (www.appaltiecontratti.it 19/7/2016)
Chi scrive confessa subito di non aver compreso fino in fondo cosa intenda dire l’Anac nelle Linee Guida riguardanti l’offerta economicamente più vantaggiosa.
La reazione immediata e corretta del lettore, a questo punto, è: “ma, allora, perché ne scrivi?”. Forse “un po’ per celia, un po’ per non morire”, ma anche per attivare si spera una riflessione, confortati dalla circostanza che anche altri interpreti sono rimasti, come dire, perplessi rispetto al prodotto dell’Anac: vedasi il sito di Bosetti&Gatti che in merito alle citate Linee Guida alleviano lo sconforto di chi scrive affermando “ovvero l’arca dell’ambiguità; se fossero state scritte in sanscrito forse era meglio”.
Molti sono, in effetti, i punti ambigui. L’acme probabilmente lo si raggiunge quando le lg commentano la possibilità di avvalersi del criterio dell’Oepv solo qualitativa, avvertendo, però, che forse sarebbe meglio non farlo e che, comunque, occorre essere accorti perché il prezzo potrebbe essere troppo elevato o troppo basso. Lo stesso vale per tutte le formule di computo dei punteggi proposte: per l’Anac tutte vanno bene, ma tutte hanno problemi. E’ senz’altro vero, ma se una “linea guida” serve per guidare, più che porre problemi dovrebbe dare indicazioni per risolverli. O no? Affermare che è responsabilità delle amministrazioni scegliere lo strumento più opportuno in relazione alle proprie esigenze significa, nella sostanza, confessare che la linea guida non guida e che ognun per se e Dio per tutti. Ma, sicuramente, anche in questo caso è chi scrive a non riuscire a capire.
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