Si è aperta ufficialmente la verifica relativa all’impatto provocato sul mercato dal nuovo codice appalti. Vanno in scena proprio nella giornata di oggi i primi incontri del tavolo sulla fase transitoria convocato dal ministro delle infrastrutture Graziano Delrio al fine di affrontare le criticità affiorate in queste prime settimane di applicazione della nuova disciplina. I primi ad essere ascoltati sono questa mattina i rappresentanti dei Costruttori (ANCE)’ ed i Comuni rappresentati ovviamente dall’ANCI.
“La preoccupazione principale – spiegano i rappresentanti dei Comuni – riguarda la qualificazione delle stazioni appaltanti”, affidata a un D.P.C.M. in preparazione presso il dicastero capitanato da Delrio. Il timore maggiore è che “a molti venga negata la possibilità di fare le gare in autonomia”. La richiesta dell’ANCI è che nel decreto sulla qualificazione venga previsto “un periodo transitorio di almeno sei mesi, per consentire alle pubbliche amministrazioni di qualificarsi”. Dal canto suo Anna Casini, presidente di Itaca (l’istituto delle Regioni che si occupa di appalti) condivide in ampia misura tali timori: “Le linee guida sulle stazioni appaltanti sono un pezzo fondamentale della riforma”. Prima della loro pubblicazione non avrebbe senso intervenire: “A fine 2016 potremmo tirare le somme e lavorare a un correttivo anticipato”. Una posizione quest’ultima condivisa anche da Armando Zambrano, presidente degli CNI: “Non cediamo alla tentazione di bloccare un processo che va nella direzione di fare dell’Italia un Paese normale”. Anche per gli Ingegneri è necessario guardare al correttivo anticipato. Punto di vista positivo quello brandito invece dalle società di progettazione rappresentate dall’OICE, che nel mese di giugno hanno visto impennarsi il valore dei progetti messi a gara. “Gli enti hanno familiarizzato con le nuove regole e hanno cominciato a bandire avvisi per dotarsi di progetti esecutivi”, afferma il presidente Gabriele Scicolone.
Su un altro aspetto si focalizzano invece i Costruttori (ANCE): questi porteranno infatti al tavolo la richiesta di una moratoria immediata sul divieto di appalto integrato, che ha riportato nei cassetti delle PA i bandi per molte grandi opere dotate di un progetto definitivo. “Vogliamo che sia chiaro che noi condividiamo in toto i principi della legge – afferma il presidente Claudio De Albertis -. Il nostro problema è che in un momento di crisi drammatica del settore non possiamo permetterci un rallentamento del mercato. Vorremmo solo che possano essere messi in gara almeno i progetti che già sono allo stadio definitivo”.
Stefano Muccioli
Redazione Appalti&Contratti
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