Lo smacco subito dal Governo per effetto della sentenza della Consulta 251/2016 che ha letteralmente schiantato la Riforma Madia su dirigenza, lavoro pubblico, servizi pubblici locali, è clamoroso.
Masticando amaro, il premier ha dichiarato che la sentenza della Corte costituzionale è l’esatta dimostrazione della necessità della riforma costituzionale, in quanto se fosse stata vigente non vi sarebbe stata la possibilità di appoggiarsi al “cavillo” che rende incostituzionale la legge 124/2015 nelle parti ove, violando il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, ha previsto il semplice parere non vincolante delle regioni in sede di Conferenza unificata, invece della necessaria “intesa” in Conferenza Stato-Regioni.
Le affermazioni del premier e di molti altri esponenti di Governo e maggioranza parlamentare, tuttavia, debbono essere passate al vaglio, per controllare se non siano semplici (per quanto legittimi) slogan da campagna referendaria.
È, quindi, necessario verificare i contenuti della legge costituzionale di riforma della Costituzione, per dimostrare davvero la sua vigenza avrebbe evitato l’affondamento della riforma Madia.
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