Le reazioni di soggetti variamente rappresentativi del mondo dei professionisti alla recente delibera Anac che ha dichiarato legittimamente non applicabile l’interpretazione più “strong” dell’equo compenso (tariffe fisse non ribassabili) non sono comprensibili se non per l’appunto in una logica di parte.
Si dice che la norma è cristallina (come no: Anac nella bozza di bando tipo ha proposto ben tre interpretazioni !) e che è chiarissimo che prevale sul codice appalti: peccato, in aggiunta ad ogni altra considerazione qui già fatta, che l’art. 3 comma 3 della l. 49 dichiari “Non sono nulle le clausole che riproducono disposizioni di legge” (tra cui evidentemente il codice, che prevede espressamente l’assegnazione dei servizi di ingegneria e architettura all’oepv sulla base del miglior rapporto prezzo qualità, in conformità peraltro al generalissimo principio enunciato sin dall’art. 1, comma 1…).
Si dice anche che le amministrazioni sono un contraente forte (ma quando mai) che “spremeva” i professionisti: ora, se i professionisti nelle gare presentavano ribassi a due cifre (anche oltre il 50%) riteniamo che nessuno stesse puntando loro la pistola alla tempia, fino a prova contraria.
Anche perché, almeno con il vecchio codice, nessuna gara di servizi di ingegneria e architettura poteva attribuire al prezzo un peso superiore a 30 punti su 100.
Quindi sia ieri, e presumibilmente anche oggi, la qualità è comunque preponderante come criterio di valutazione e aggiudicazione.
E allora, di cosa stiamo parlando ?
E ci dimentichiamo, non ultima considerazione, l’invarianza finanziaria (art. 13 l. 49) ?
Si parla di chiare volontà parlamentari.
Evidentemente non sono così chiare e altrettanto ovviamente il legislatore può provvedere, con norme di migliore coordinamento o di interpretazione autentica (infatti Anac l’ha sollecitato a farlo), o quanto meno con l’ennesima circolare ministeriale.
L’Italia è il paese delle circolari, perché il Mit non si esprime ?
Perché si propone di risolvere tutto con una sorta di “trattativa” interpretativa con Anac?
Equo compenso: perché il legislatore non interviene?
A cura di Maurizio Greco
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