La vicenda dell’albo nazionale dei componenti le commissioni giudicatrici sta assumendo contorni grotteschi
a cura di Maurizio Greco
Recenti notizie di stampa riferiscono che, nell’ambito dell’ “assalto alla diligenza” di cui è oggetto la conversione del “decreto semplificazioni”, verrebbe inserita, tra l’altro, a tale proposito, nella norma a regime (si badi, non nella fase transitoria) la previsione che per gli enti locali si applica l’art. 107 del TUEL.
Sorvolando sulla piu’ che discutibile tecnica legislativa, pare che l’intenzione degli estensori dell’emendamento sia vanificare, solo per gli enti locali, l’obbligo di nomina almeno del presidente esterno previsto dal nuovo codice dei contratti.
Ora, quanto il nuovo codice, con cio’, richiede parte dall’assunto (giusto o sbagliato) che almeno il presidente la commissione possegga una c.d. “virgin mind” rispetto all’appalto, e quindi non debba appartenere alla stazione appaltante.
Non si vuole qui certo affermare che le esigenze di prevenzione della corruzione (cui tale norma è diretta) siano superiori negli enti locali rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, ma si ritiene che non si possa neppure sostenere che siano minori o inesistenti.
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