Il testo del disegno di legge su cui il Parlamento è chiamato a discutere individua 19 tra princìpi e criteri direttivi principalmente improntati sul concetto di semplificazione, razionalizzazione della disciplina e rafforzamento dei metodi.
Si torna a parlare di clausole sociali: stavolta non solo riconducibili alla promozione della stabilità occupazionale del personale impiegato sulla commessa ma anche alla promozione delle pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa per le persone con disabilità. Ritroviamo l’ennesimo tentativo di definire e rafforzare la disciplina della qualificazione delle stazioni appaltanti – con l’obiettivo di ridurne il numero attualmente stimato in circa 40.000 – nonché l’individuazione di criteri di semplificazione anche per le procedure destinate alla realizzazione di investimenti in tecnologie verdi e digitali, nonché in innovazione e ricerca.
I principi innovativi affrontano, a completamento del quadro, l’utilizzo di procedure flessibili, ovvero di semplificazione della disciplina degli affidamenti “sotto soglia”, e l’individuazione di alternative al rimedio giurisdizionale per la risoluzione delle controversie anche in materia di esecuzione del contratto.
Approvata la delega, il Governo avrà sei mesi di tempo per redigere i relativi provvedimenti attuativi: per capire l’ambizioso traguardo basti pensare che l’ultima volta il Parlamento impiegò un anno solo per discutere e approvare la delega determinando una vera “esplosione” di criteri direttivi per il Governo (passarono da una decina a settantacinque!).
L’augurio è che questa volta Parlamento e Governo riescano ad approvare un testo completo che possa guidare il settore senza assoggettarlo a continue modifiche di decreti frammentati e per un periodo superiore ai sei anni di attività dell’attuale codice dei contratti.
LA LEGGE DELEGA DEL NUOVO CODICE APPALTI |
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