Codice appalti, art.113-bis: per la Commissione europea la norma contrasta con la direttiva sui ritardi dei pagamenti

Stefano Salvi 17 Luglio 2017
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La Commissione europea contesta l’articolo 113bis del Codice dei contratti pubblici, inserito dal decreto corretivo

La Commissione europea ha appena inviato una lettera di messa in mora all’Italia relativamente alla norma introdotta dal correttivo al Codice appalti con l’art. 113-bis, nella parte in cui prevede che «il termine per l’emissione dei certificati di pagamento relativi agli acconti del corrispettivo di appalto non può superare i 45 giorni decorrenti dall’adozione di ogni stato di avanzamento dei lavori».

Tale norma, osserva Bruxelles, sembra estendere sistematicamente a 45 giorni il termine per il pagamento delle fatture nelle opere pubbliche, violando così la direttiva sui ritardati pagamenti – direttiva 2011/7/UE – che richiede alle amministrazioni pubbliche di pagare le merci e i servizi che essi acquistano entro 30 giorni o eccezionalmente entro 60 giorni.

Nella lettera l’esecutivo comunitario guidato da Jean-Claude Juncker, pur riconoscendo gli sforzi compiuti dalle autorità italiane per ridurre i ritardi dei pagamenti e smaltire le fatture arretrate, sottolinea come però «devono essere ancora compiuti significativi sforzi per assicurare che i ritardi medi nei pagamenti siano in linea con i tempi fissati dalla direttiva».

La lettera di messa in mora rappresenta il primo passo per l’avvio della procedura di infrazione; l’Italia ha ora un periodo di due mesi per rispondere ai rilievi sollevati dalla Commissione.

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