Il presidente dell’Autorità anticorruzione Busìa ha detto di aver già presentato al governo un pacchetto di misure per risolvere “le criticità emerse nella prima fase di applicazione del codice”. La priorità resta la riduzione degli affidamenti diretti che hanno rappresentato il 90% del totale, 95% se comprendiamo anche le procedure negoziate. Nessuna novità sull’equo compenso se non ribadire la richiesta al governo di risolvere i problemi con un chiarimento legislativo. Dalla digitalizzazione “innegabili difficoltà” ma anche la certezza di andare avanti
Il rischio che la corruzione si estenda anche per una normativa opaca e poco concorrenziale che favorisce deroghe, commissari, affidamenti diretti senza gara. La necessità di correggere il codice al più presto per “affrontare le criticità emerse nella fase di avvio”. La rivendicazione del successo della qualificazione delle stazioni appaltanti. La difesa della digitalizzazione. Sono alcuni dei temi che il presidente di ANAC, Giuseppe Busìa, ha toccato ieri nella sua relazione annuale alla Camera. Sono i temi che dovrebbero portare a breve qualche correzione al quadro legislativo attuale.
Busìa ha insistito in più punti della propria relazione sulla “necessità di alcuni puntuali correttivi al codice” e ha dato notizia di aver “segnalato al governo, in spirito collaborativo” un pacchetto di interventi “per superare le rilevanti criticità emerse nella pima fase applicativa”. L’intervento è urgente e al primo posto c’è la battaglia di sempre di Busìa, la riduzione degli affidamenti diretti che il codice 36 ha sostanzialmente liberalizzato sotto soglia. La crescita è impressionante. “Nel 2023 – ha ricordato Busìa – gli affidamenti diretti hanno rappresentato, per numero, oltre il 90% del totale (78% se si escludono dall’insieme i contratti sotto i 40.000 euro, registrandosi naturalmente la massima concentrazione nei rapporti di piccole dimensioni ed essendo naturalmente diverse le percentuali per valore). La percentuale sale oltre il 95% se si considerano anche le procedure negoziate”.
Tra le correzioni proposte da ANAC la reintroduzione in capo alle stazioni appaltanti che affidano servizi sotto la soglia di 140mila euro dell’obbligo di richiesta di più preventivi prima di aggiudicare l’appalto. “Auspichiamo – ha detto Busìa – che tale orientamento trovi adesso riconoscimento normativo, nel presupposto che, se non vi sono particolari profili di urgenza, sia opportuno verificare cosa propone il mercato, così da offrire ai cittadini le soluzioni migliori e più convenienti”.
La qualificazione delle stazioni appaltanti
Busìa ha rivendicato il successo del processo di qualificazione delle stazioni appaltanti. “Siamo passati – ha detto – dalle circa 26.500 stazioni appaltanti registrate a 4.353 soggetti qualificati, secondo i dati aggiornati al 30 aprile 2024. Si tratta di una notevole riduzione, pur tenendo conto delle diverse deroghe introdotte, a partire da quelle per gli appalti PNRR e per i lavori al di sotto dei 500.000 euro. Deroghe che, nell’interesse delle stesse stazioni appaltanti, sarebbe necessario superare gradualmente, sottoponendo comunque a verifica le effettive capacità dei diversi enti allo stato esentati”.
Ma questa è solo una prima fase che si sta concludendo. Ora bisogna aprire una nuova fase, una fase 2, in cui siano affrontati i problemi di fragilità strutturale che permane nella maggior parte delle amministrazioni qualificate. “L’attività di vigilanza svolta nel 2023, anche con verifiche ispettive – ha detto Busìa – ha evidenziato strutture spesso sottodimensionate, incapaci di una puntuale rilevazione preventiva dei fabbisogni e di una pianificazione integrata, con le conseguenti difficoltà che si riverberano su interi territori. Occorre dunque che i diversi enti investano davvero sulla qualificazione delle proprie stazioni appaltanti, cercando anche di attrarre negli uffici gare giovani bravi e capaci, garantendo loro la giusta valorizzazione professionale ed anche economica”. La figura del RUP è decisiva per ANAC che sosterrà qualunque azione per rafforzare questa figura anche mediante una stretta collaborazione con le associazioni professionali.
Nessuna novità sull’equo compenso
Busìa ha preferito tenersi alla larga dell’argomento che deve essere affrontato dall’Autorità a breve con l’approvazione del bando-tipo per le gare sui servizi di architettura e ingegneria di importo superiore alla soglia UE. Si è limitato a ripetere l’ennesima richiesta al Governo di dirimere la questione con un chiarimento normativo. “Riguardo alla automatica applicazione ai contratti pubblici del principio dell’equo compenso – ha detto Busìa – abbiamo anche da ultimo sollecitato un intervento chiarificatore del Governo. È doveroso valorizzare la progettazione e retribuire adeguatamente i professionisti, senza però che la riduzione della concorrenza penalizzi i più giovani ed i più piccoli, oltre a pesare eccessivamente sulle casse pubbliche.
La difesa della digitalizzazione nonostante “le innegabili difficoltà”
La digitalizzazione “ha richiesto un impegno straordinario e comportato innegabili difficoltà. Ciononostante, grazie allo sforzo realizzato in piena cooperazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, l’Agenzia per l’Italia Digitale e gli altri soggetti istituzionali coinvolti – ai quali tutti va il più sincero ringraziamento – abbiamo rispettato i tempi di avvio, adoperandoci per risolvere con pragmatismo le diverse criticità insorte”.
Per Busìa “la strada da percorrere è ancora lunga e tante amministrazioni saranno chiamate ad ulteriori
sforzi, ma ci anima la certezza di aver imboccato la giusta direzione, che sta già portando minori oneri amministrativi, risparmi economici, maggiore trasparenza, a beneficio della collettività dei cittadini, veri committenti e destinatari ultimi degli appalti”.
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