La valutazione dell’imprevedibilità nelle modifiche dei contratti e le prescrizioni del correttivo

Marco Agliata 26 Febbraio 2025
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Da sempre le varianti in corso d’opera hanno costituito un’area grigia all’interno della quale, sia da un punto di visa tecnico che, soprattutto, economico si sono determinate condizioni di “discrezionalità” che hanno determinato delle ricadute riconducibili a due conseguenze ricorrenti:

  • la prima legata alla estensione dei tempi di esecuzione dell’opera per la necessità di modificare aspetti tecnici e quindi elaborati, specifiche, spesso estesi a vere e proprie rielaborazioni del progetto;
  • la seconda, direttamente connessa alla prima, legata all’incremento dei costi di realizzazione delle opere che in molti casi hanno portato all’impossibilità di completare gli interventi avviati per mancanza delle risorse necessarie a coprire i nuovi costi emersi oppure ad un incremento esponenziale dell’importo originario previsto per l’esecuzione dei lavori.

Dalla legge 20 marzo 1865, n. 2248, Allegato F – Legge sulle opere pubbliche (con successivo Regio Decreto 25 maggio 1895, n. 350 – Regolamento per la direzione, contabilità e collaudazione dei lavori dello Stato che sono nelle attribuzioni del Ministero dei lavori pubblici), possiamo affermare che è certamente trascorso un tempo adeguato per il superamento della condizioni di nebulosità che da sempre caratterizza l’istituto delle varianti; purtroppo, ad oggi, possiamo solo registrare in quest’ambito un incremento delle criticità (con o senza contenziosi) senza però poter affermare che il problema si avviato a soluzione.

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