E’ questo il primo sommario giudizio sul decreto-legge Recovery dell’Associazione delle società di ingegneria e architettura.
Per il Presidente Gabriele Scicolone “ogni giudizio definitivo va rimandato alla lettura del testo ufficiale che uscirà in gazzetta ma, ad oggi, abbiamo apprezzato lo sforzo del Governo per strutturare meccanismi di governance efficaci e per trovare soluzioni equilibrate sui punti più delicati. Abbiamo notato un forte riferimento alle società “in house” come soggetti di supporto alle amministrazioni; a tale riguardo avremmo preferito un maggiore coraggio nel ricorso esplicito alle professionalità che il mercato mette a disposizione per coordinare interventi così numerosi, e in alcuni casi complessi. C’è qualche apertura, ma si poteva fare di più. Proporremo al Parlamento miglioramenti su questo aspetto affinché le migliori strutture di project management possano supportare al meglio le stazioni appaltanti e mettere a disposizione il know how acquisito in Italia e all’estero.”
Sulle fasi approvative e sulle accelerazioni procedurali “il nostro primo giudizio – continua Scicolone – è molto positivo sia sui poteri sostitutivi e sulla nomina di commissari ad acta in caso di inerzia dei soggetti attuatori, sia sulla commissione Via per il Pnrr. Bene anche la proroga delle norme sui tempi di aggiudicazione delle gare, che forse potevano anche essere ulteriormente ridotti; va però fatta applicare con rigore applicando anche le sanzioni per chi non le rispetta e sui termini abbreviati. Da rivedere la norma sul comitato speciale del Consiglio Superiore.”
Sugli affidamenti l’OICE è invece più cauta e dubbiosa: “rimaniamo dell’idea – afferma Scicolone – che per velocizzare l’iter di realizzazione delle opere del Pnrr, ricorrere all’appalto integrato sulla base del progetto di fattibilità, non sia la strada giusta; abbiamo già detto due mesi fa che è un errore rinunciare alla centralità del progetto esecutivo, unico elemento in grado di assicurare qualità, contenimento di costi, di varianti e riserve. Già affidare un contratto su un progetto di fattibilità espone la committenza a rischi elevati; sarebbe poi folle chiedere i definitivi in gara. Si possono invece utilizzare altri strumenti che non consegnare “il boccino” alle imprese di costruzioni. Anche su questo faremo delle proposte.”
Infine, sugli affidamenti diretti l’OICE rimane perplessa: “Ci convince poco l’innalzamento della soglia da 75.000 a 139.000 sia per la riduzione della trasparenza e della concorrenza, visto che parliamo di una fascia di mercato che riguarda circa il 70% dei bandi emessi ogni mese, sia perché l’affidatario non è scelto sulle base di referenze specifiche. Capiamo tutte le esigenze, ma la qualità si misura sul mercato. Siamo convinti e ci auguriamo che in Parlamento si possa intervenire con qualche misura correttiva e ci auguriamo che si possa avviare un dialogo costruttivo con il Mims e con la cabina di regia.”
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