L’ANCI, pur confermando il parere sostanzialmente positivo e l’apprezzamento per il poderoso lavoro svolto dal Governo e dall’ANAC nel dare attuazione, attraverso l’approvazione del Decreto Legislativo n. 50/2016, ad una riforma copernicana del settore, sottolinea come già in sede di espressione del parere in Conferenza Unificata, l’Associazione espresse la sua preoccupazione e i suoi dubbi sulla scelta di un periodo transitorio che si riteneva inadeguato rispetto all’imponente mole di decreti attuativi (circa 65) che avrebbe dovuto completare il quadro regolatorio delineato dal nuovo Codice.
Purtroppo, a cinque mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti, tali preoccupazioni si sono rivelate fondate.
Nonostante infatti l’alacre lavoro di ANAC e MIT, ANCI evidenzia un ritardo nella definizione di quell’impianto di regole e principi sottesi alla riforma e un rallentamento delle opere pubbliche, dovuto al fatto che vi siano ancora incertezze sulla puntuale definizione del nuovo impianto regolatorio degli appalti pubblici.
Si pensi, in primis, al decreto sulle qualificazioni delle stazioni appaltanti non ancora emanato e determinante nelle scelte organizzative e gestionali dei Comuni che ambiscono ad essere autonomi nonché per le aggregazioni già esistenti che potrebbero evolversi e mettere a frutto l’esperienza fin qui maturata, al decreto sulla definizione dei livelli di progettazione, nonché alle incertezze interpretative sorte a seguito dei pareri del Consiglio di Stato e di queste Commissioni sui compiti e requisiti professionali del RUP e servizi di ingegneria e architettura espressi lo scorso mese di agosto, nonché il recentissimo parere del Consiglio di Stato (16 settembre u.s.) sulle linee guida dell’ANAC in materia di appalti sotto-soglia, su cui l’Associazione aveva già presentato proprie osservazioni.
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