La riforma del Codice dell’amministrazione digitale: una prima lettura a caldo

24 Maggio 2016
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A distanza di dieci anni dalla sua adozione, il Parlamento ha delegato il Governo a modificare ed integrare, con uno o più decreti, il d.lgs. 82/2005 (Codice dell’Amministrazione digitale – CAD), al fine di favorire e promuovere la digitalizzazione dei processi e delle relazioni tra p.a. e cittadini ed imprese.
Il legislatore nel corso di questi anni ha dovuto sperimentare diversi fallimenti della strategia della digitalizzazione completa dell’attività amministrativa e della documentazione (c.d. switch off digitale), dovendo in molti casi “ripiegare” su ambiti ristretti o settori specifici.

Innovazioni effettive si sono avute solamente con la previsione di obblighi di digitalizzazione di processi o di strumenti a carico della p.a.: si pensi all’introduzione dell’obbligo dell’albo online, o del SUAP o da ultimo della fatturazione elettronica e al processo civile telematico.

La sfida attuale è rilanciare l’azione della digitalizzazione spostando l’attenzione dai processi ai diritti dei cittadini e delle imprese.

Il legislatore della riforma punta sulla cittadinanza digitale e su una serie di strumenti (in particolare, domicilio digitale e identità digitale), che possono costituire i fattori abilitanti per un nuovo processo di innovazione e di crescita, in un momento in cui occorre razionalizzare le risorse pubbliche e favorire la semplificazione delle relazioni tra p.a. e tra enti e cittadini / imprese.

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