Prima ancora che un fatto criminale la corruzione in Italia costituisce, infatti, un fenomeno sociale che nasce dalla mentalità diffusa per cui la violazione delle regole costituisce un male necessario per ottenere quanto dovuto. Tale affermazione trova conferma anche dalla classifica 2015 di Trasparency sulla corruzione percepita, che inquadra l’Italia al 61esimo posto nel mondo e al penultimo in Europa dopo Grecia e Romania.
Pertanto per combattere la corruzione occorre sia scardinare la cultura dell’assuefazione e della rassegnazione sia capire che le regole non sono e non vanno vissute come un’imposizione, ma vanno interiorizzate in un sistema di valori che garantisce libertà e dignità all’individuo sia come entità singola che all’interno della società.
Proprio per questo nella Determinazione n. 12 del 28 ottobre 2015, l’Autorità fornisce indicazioni pratiche su come organizzare i Piani Formativi proponendo: differenziazione per destinatari e contenuti mirati.
Sotto il primo profilo, tenendo presente la specifica natura giuridica dei soggetti destinatari degli adempimenti di legge, occorre strutturare i programmi formativi in tema di anticorruzione con approcci diversificati, investendo tutti i soggetti persone fisiche che sono, a vario titolo, parte dei processi.
Riguardo ai contenuti la formazione deve essere sia globale, riguardare tutti le fasi del processo, che specialistica per i settori, le fasi e gli attori considerati più critici sotto il profilo del rischio corruzione.
E’ infatti attraverso la formazione che vengono forniti gli strumenti in termini di conoscenze e competenze, “saper fare”, supportate da adeguati convincimenti e motivazioni, “saper essere”, per adottare comportamenti conformi ed idonei a un fine.
La formazione, infatti, non è un insieme di nozioni contenute in un cassetto ma, al contrario, è il risultato di un “piano” organico che tende a strutturare, solidificare e rinforzare la cultura all’integrità, alla trasparenza e alla legalità.
Questa, così intesa, può guidare i destinatari della Determinazione verso una “nuova cultura” aziendale improntata all’etica in cui l’educazione all’integrità, trasparenza e legalità non è mera retorica ma coscienza collettiva.
Solo con la cultura si possono, infatti, demolire le barriere che derivano dalla “ignoranza”, e al contempo erigere sistemi “etici” di Governance aziendale.
Avv. Angela Melissari
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