Negli ultimi 30 anni circa, alcune materie sono state oggetto di insistenti riforme “epocali” tendenti alla semplificazione o razionalizzazione o maggiore efficienza dell’ambito trattato.
Tutte, regolarmente, fallimentari, come dimostrato proprio dalla costante riforma della riforma.
La materia dei servizi pubblici locali è tra quelle maggiormente afflitte da continui interventi normativi, contraddittori, poco efficaci e continuamente corretti, alla ricerca di una sintesi tra mercato, privatizzazione e servizi pubblici.
Basti pensare al problema irrisolto dell’in house providing, la possibilità, cioè, di gestire i servizi pubblici locali attraverso la sostanziale delegazione interorganica a società partecipate: le direttive europee ammettono questo sistema, ma le norme italiane sono sempre rimaste a metà strada nella scelta di consentirlo come forma necessariamente priva di gara, e, al contempo, di introdurre garanzie per il mercato tramutatesi spesso in trappole burocratico-formali irrisolvibili.
Il testo del decreto legislativo attuativo dell’ennesima riforma dei servizi pubblici locali approvato dal Governo prova a rimettere ordine nel sistema, ma i passi compiuti non appaiono decisivi verso la necessaria razionalizzazione.
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